Riforma del catasto, cosa significa per Confedilizia.

L’organizzazione dei proprietari di casa teme un aumento della tassazione sugli immobili e chiede lo stralcio

Autore:@stefania giudice

Cosa significa la riforma del catasto per Confedilizia? La risposta a questa domanda sembra viaggiare su un binario ben preciso, quello più temuto: l’aumento della tassazione sugli immobili. Vediamo perché.

Le integrazioni delle informazioni presenti nel catasto dei fabbricati in tutto il territorio nazionale, secondo quanto previsto dal disegno di legge delega per la revisione del sistema fiscale all’interno del quale è inserita la riforma del catasto, saranno disponibili dal 1° gennaio 2026. Ma il dibattito è aperto e già acceso.

Una delle occasioni per affrontare il tema è stata la prima conferenza annuale di Mercatus, istituto di cultura, ricerca e formazione, che è stata ospitata nella sede di Confedilizia a Roma e nel corso della quale è stato presentato l’Indice Internazionale dei Diritti di Proprietà 2021.

Intervenendo all’incontro e parlando proprio di riforma del catasto, il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, ha detto: “Siamo molto preoccupati. Se si parla in termini rassicuranti di fotografia, possiamo essere d’accordo, ma ci sono elementi che destano preoccupazione. Come sottolineato dall'analisi tecnico-normativa del Ministero dell'Economia allegata alla delega per la riforma fiscale, la disposizione è coerente con le raccomandazioni della Commissione europea che chiedono all’Italia di aggiornare i valori catastali al fine di compensare una riduzione della tassazione sul lavoro”.

Il presidente di Confedilizia ha quindi affermato: “C’è la necessità di superare le incongruità del sistema, ma ci sono già strumenti in possesso dell’Agenza delle Entrate e dei Comuni per superare le criticità. C’è la possibilità di intervenire, modificare e aggiustare. Ma se l’intenzione è quella di aumentare la tassazione sugli immobili, come di fatto richiesto dalla Commissione europea, non va bene. L’unica strada, a nostro avviso, dovrebbe essere lo stralcio. Sicuramente in futuro si potrà fare qualcosa sul catasto, ma non in questo momento e non con questi presupposti”. E ha così concluso: “Gli effetti di questa riforma si stanno già vedendo, non bisogna aspettare il 2026, i cittadini stanno già facendo le loro scelte in base a questa legge delega. Ce lo dicono gli agenti immobiliari. Siamo molto preoccupati. Si dovrebbe chiedere e ottenere uno stralcio”.

A margine della conferenza, a idealista/news Spaziani Testa ha poi fatto qualche precisazione. Ecco quanto chiarito sempre a proposito della riforma del catasto e di cosa significa per Confedilizia.

Quali sono i timori di Confedilizia in merito al testo della legge delega per la revisione del sistema fiscale, in particolare per quanto riguarda la riforma del catasto?

“I timori sono da ultimo confermati dal fatto che è stato messo nero su bianco nell’atto di governo che riguarda la riforma fiscale e che ha al suo interno la revisione del catasto, che la disposizione è coerente – dice il Ministero dell’Economia – con la raccomandazione della Commissione europea, la quale chiede da tempo all’Italia di intervenire sul catasto con un aggiornamento al fine di compensare con l’aumento della tassazione sugli immobili la riduzione di altre forme di tassazione, in particolare quelle sul lavoro. Con questa premessa, addirittura ufficializzata, non possiamo accettare neanche l’idea che si possa intervenire sul catasto. Dopodiché, nel merito il testo è criticabilissimo, nel senso che ha una delega sin troppo ampia come in altre parti della riforma fiscale, ha un contenuto fortemente patrimoniale. Siamo molto preoccupati, a maggior ragione per il fatto che si ha intenzione di trattare questa riforma in generale in tempi stretti, cosa che è inaccettabile, perché una riforma fiscale che riguarda l’Iva, l’Irpef, l’Irap, oltre al catasto, e tanti altri aspetti della fiscalità italiana avrebbe bisogno di un attento esame, di un approfondimento e di tempi lunghi”.

Ad oggi quali sono le priorità per il settore?

“La priorità per l’immobiliare, a nostro avviso, è innanzitutto la riduzione del carico di natura patrimoniale. Anche un autorevole rappresentante del Partito democratico, Antonio Misiani, responsabile dell’economia, recentemente ha detto che è eccessiva la tassazione patrimoniale sugli immobili. Se anche dal Pd arriva questa segnalazione vuol dire che la prima cosa da fare sarebbe cominciare a ridurre quei 22 miliardi l’anno di Imu, che sono una patrimoniale pesante sugli immobili. Una cosa molto semplice da realizzare, che si potrebbe fare senza grandi riforme, ma con una legge di Bilancio o un altro provvedimento. Poi, a nostro avviso, bisognerebbe tentare di arginare la notevole crisi del commercio, che c’era già prima e che ora con la pandemia è addirittura devastante, attraverso la riduzione della tassazione sugli affitti commerciali”.

In che modo farete presenti le vostre istanze?

“Facciamo quello che possiamo rivolgendoci ai parlamentari di Camera e Senato perché sulla riforma fiscale in particolare si agisca con avvedutezza. Noi, ad esempio, chiediamo che venga stralciata la parte sul catasto. E poi naturalmente stiamo facendo la nostra parte anche suggerendo interventi nell’ambito della legge di Bilancio, anche se sappiamo che in Parlamento ci sarà poco spazio per modifiche, soprattutto ci saranno poche risorse per le modifiche, ma come tutte le associazioni di categoria stiamo facendo le nostre proposte”.